Dichiarazione di contrarietà
alla realizzazione di impianti
geotermici pilota sull’Alfina sottoscritta dai sindaci del territorio
a novembre 2016
Dopo il documento sottoscritto il 9 ottobre 2015, ancora una
volta, ribadiamo un deciso NO all'insediamento, sui nostri territori, di
impianti geotermici a media ed alta entalpia.
Le motivazioni della nostra contrarietà non si basano solo
sulle problematiche che presentano questo tipo di progetti di impianti
geotermici. Problematiche importanti, allarmanti, sollevate da comuni e
associazioni ambientaliste, ma anche da eminenti scienziati, che hanno prodotto
documenti comprovanti rischi ambientali, conflitti d’interesse, anomalie nelle
procedure amministrative con conseguenti ricorsi al TAR ed esposti alle Procure
della Repubblica.
Il nostro NO, è un no molto più ampio, un no che non si
limita a questi impianti geotermici, o all'insediamento di altri impianti di
produzione di energia, ma è un secco no ad insediamenti che possono
compromettere i delicati equilibri ambientali e paesaggistici che
caratterizzano il nostro territorio. Il nostro è un no politico.
Cosa significa questo? Significa che al di là della
sicurezza di questi impianti, o quelli che potranno eventualmente essere
proposti in futuro, dei vari via libera delle commissioni tecniche di impatto
ambientale o altro, tali tipi di impianti sul nostro territorio non vogliamo
che siano realizzati. Spetta infatti all'organo politico l’ultima parola sulla
fattibilità di un progetto, perché è solo all'organo politico che spetta la
competenza di operare un bilanciamento tra vari interessi, al fine di
individuare l’interesse pubblico concreto o preminente del territorio (Corte
Costituzionale, sentenza n. 81/2013). E l’interesse pubblico concreto e
preminente del nostro territorio è un altro.
Infatti, da oltre 30 anni, i nostri territori portano avanti
una politica di sviluppo legata alla valorizzazione dell’ambiente, del
paesaggio, dell’agricoltura, dell’enogastronomia, alla valorizzazione del suo
immenso patrimonio storico, culturale ed archeologico. La Città di Orvieto,
Torre Alfina, borgo annoverato tra i più belli d’Italia, il Lago di Bolsena,
con i caratteristici comuni che sorgono lungo le sue sponde, ricchi di natura e
di storia, sono universalmente riconosciuti come patrimonio turistico e
culturale. Gli interventi per la valorizzazione del territorio sono stati in
gran parte realizzati attraverso strumenti finanziari pubblici, di provenienza
europea, nazionale e regionale, ma non solo. Proprio fidando in questo tipo di
sviluppo, anche i privati hanno investito su questo territorio, impegnando
capitali, lavoro e speranze. Non possiamo far convivere sistemi di sviluppo fra
loro in antitesi, e sarebbe incoerente, quindi, autorizzare interventi contrari
alla politica di sviluppo che da decenni il nostro territorio sta portando
avanti. Politica di sviluppo che, è bene
ricordarlo, è stata individuata, dalle tre Regioni, in base a precisi indici
socio economici che caratterizzano quest’area e che, sempre in base agli
indirizzi ed alle linee guida regionali, esclude talune tipologie di sviluppo,
in particolare:
- il Lazio ha proposto risoluzioni al fine di “sospendere tutte le procedure per le autorizzazioni delle concessioni per la ricerca e la coltivazione delle risorse geotermiche a media e alta entalpia fino alla predisposizione di una carta idrogeotermica che identifichi le aree potenzialmente sfruttabili… nelle quali soprattutto, applicando il principio di precauzione, non vengano adottate decisioni atte a permettere l’insediamento di impianti pilota che possano essere fonte di danno o pregiudizio alla popolazione residente e al territorio”;
- la Toscana sta definendo la “zonazione” delle aree non idonee per l’utilizzo delle risorse geotermiche, nonché a disporre adeguate prescrizioni per il corretto inserimento degli impianti geotermici;
- la regione Umbria ha decretato di “ritenere che l’atto di intesa non può prescindere da un accordo con gli enti locali”.
Operare corretto perché, è l’Amministrazione Pubblica che
deve farsi carico di questa responsabilità, perché l’aspetto del territorio,
per i contenuti ambientali e culturali che contiene, è un “valore
costituzionale", da intendersi come valore "primario" (Corte
Cost., sentt. nn.151/1986 e 182/2006), ed "assoluto" (sent. n.
641/1987), ricordando la sentenza del Consiglio di Stato (C.d.S. n. 3059/2016), in cui si afferma che: “ambiente e paesaggio sono
concetti fortemente compenetrati, al punto che il secondo costituisce l’aspetto
visibile del primo … trovando ciascuno un fondamento costituzionale
nell'eccezione ampia di tutela del paesaggio, di cui all’art. 9, per la
complessità dell’ambiente in combinazione con quello della salute, di cui
all’art. 32”. Un valore che le amministrazioni devono tener presente e dal
quale non poter prescindere nello svolgimento delle attività alle quali sono
preposte con la conseguenza che: “anche la semplice possibilità di
un’alterazione negativa dell’ambiente va considerata un ragionevole motivo di opposizione alla realizzazione di un’attività”
(C.d.S., Sez. VI, 4 aprile 2005, n. 1462, e Tar Toscana, sez. II - 20 aprile
2010, n. 986).
Ecco, quindi, il perché del nostro netto NO politico
all’insediamento sul nostro territorio di impianti che possano compromettere i
delicati equilibri ambientali e paesaggistici che lo caratterizzano, e che si
pongano in contrasto con la politica di sviluppo che il territorio sta portando
avanti da decenni.
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