mercoledì 15 novembre 2017

mercoledì 12 aprile 2017

Video del Convegno sull'inquinamento da mercurio lungo il fiume Paglia dell'08.04.2017



INTRODUZIONE






Intervento Prof. Andrea Borgia 

geologo Università di Milano: 

Il velenoso cocktail di inquinanti
prodotto dalla geotermia dell’Amiata".





lunedì 10 aprile 2017

EMERGENZA MERCURIO. Inquinamento inaudito, è ora di incominciare a chiedere i danni!



Il 42,5% di tutto il mercurio emesso in atmosfera dal comparto industriale italiano, ed il 2,1% di tutto quello emesso dal comparto industriale europeo, viene emesso dalle centrali geotermiche del Monte Amiata, ed il fiume Paglia ha concentrazioni di mercurio abbondantemente superiori ai limiti di legge.

Di questo si è parlato sabato 8 aprile 2017 ad Acquapendente, nel corso del convegno sul tema “Dall’Amiata alla Valle del Tevere: l’inquinamento da mercurio lungo il Fiume Paglia” organizzato dal Comune di Acquapendente con la collaborazione della Rete Nazionale NOGESI.

La giornata, moderata da Solange Manfredi, portavoce della rete nazionale NOGESI, si è aperta con i saluti del sindaco di Acquapendente Angelo Ghinassi che, sull’immagine del capolavoro di Brueghel il Vecchio, La parabola dei ciechi, ha esortato tutti a smettere di essere ciechi, e ad aprire gli occhi davanti alle minacce che minano il territorio e la salute e che rischiano di compromettere anni di sviluppo votato al turismo.

mercoledì 5 aprile 2017

Convegno 8 aprile 2017. Dall’Amiata alla Valle del Tevere: l’inquinamento da mercurio lungo il Fiume Paglia.



 
 



Dall’Amiata alla Valle del Tevere: l’inquinamento da mercurio lungo il Fiume Paglia.

Sabato 8 aprile 2017 ore 14,30-19,30 ad Acquapendente (Viterbo) presso il cinema teatro Olympia si terrà un convegno sul tema “Dall’Amiata alla Valle del Tevere: l’inquinamento da mercurio lungo il Fiume Paglia”, organizzato dal Comune di Acquapendente con la collaborazione della Rete Nazionale NOGESI.

Sarà un pomeriggio di analisi e approfondimento delle tematiche della geotermia nel Monte Amiata, delle loro emissioni in atmosfera di inquinanti, con effetti sulla salute dei cittadini, sull’ambiente, sull’inquinamento da mercurio sul territorio dei comuni dell’Alto Lazio e dell’Umbria.

Il Monte Amiata è al centro di un ecosistema a rischio, la cui salvaguardia e valorizzazione riguarda ben tre regioni: Toscana, Lazio e Umbria. Per questo il convegno vedrà la presenza di professori esperti in materia e di amministratori, per spiegare alla popolazione gli effetti di tale inquinamento e per cominciare a trovare le adatte soluzioni.

Una giornata di “riflessione collettiva” sulle scelte che riguardano il futuro dell’Amiata e del Centro Italia. Si può e si deve puntare a un altro sviluppo economico, sostenibile del centro Italia, che si basi sul grande patrimonio ambientale, storico e culturale e sulla valorizzazione delle risorse del territorio (bio-agricoltura, turismo, artigianato locale, natura, etc.).

Sono invitati alla partecipazione, i cittadini, i comitati, i movimenti, gli amministratori, i partiti politici, le associazioni e organizzazioni di categoria, la stampa e le TV locali, regionali e nazionali.


(Segue locandina convegno)






venerdì 31 marzo 2017

DOSSIER GRANDI OPERE: NON È QUESTA LA V.I.A.!








Il Decreto del Governo: meno partecipazione per cittadini ed enti locali, accentramento, sanatorie e regali alle lobby. Le proposte di decine di associazioni e comitati per cambiarlo.



giovedì 30 marzo 2017

Geotermia: un convegno a Ravenna per il rilancio di una tecnologia avversata dai cittadini.





A Ravenna il 31 Marzo un convegno sullo sfruttamento della risorsa geotermica, intitolato: ”Risorsa Geotermica: la situazione attuale e gli sviluppi futuri”. Organizzatore il Ministero per lo Sviluppo Economico.

Un convegno che interviene a fare il punto sul tema e a tentare un rilancio della geotermia, ostacolata dalle procedure “regionali” e dall'avversione crescente delle popolazioni per una tecnologia che si è rivelata tutt'altro che pulita, sicura e rinnovabile. Come ormai dimostrano numerosi studi.

martedì 7 marzo 2017

ORA BASTA!









A breve verrà convocata da Conferenza dei sindaci per valutare l’ingresso di Acea in Talete.

Un ingresso espressamente escluso dallo statuto della Talete che, all’art. 5 recita: “In ogni caso è esclusa la possibilità di conferire azioni a soggetti diversi dagli Enti Locali costituenti l’Autorità d’Ambito”.

Un ingresso, inoltre, non condivisibile, come evidenzia il comitato Viterbese acqua pubblica "noi non ce beviamo", per i motivi espressi in una diffida che ho inviato al presidente dell’Ato 1 Lazio Nord - Viterbo.

Ed allora perché? E questa la domanda che ancora una volta i cittadini sono costretti a porsi.

Perché si continua a portare avanti operazioni di privatizzazione quando ormai è emersa chiaramente, a livello mondiale, la consapevolezza che l’acqua, diritto universale fondamentale -  essenziale per la sopravvivenza delle persone, ma anche necessario per uno sviluppo economico equilibrato e sostenibile - non può essere soggetto alle regole di mercato, perché trattasi di diritti non limitabili o condizionabili da una gestione di natura privatistica e mercantile della risorsa naturale[1].

Anche in ambito europeo è emersa chiaramente la consapevolezza dell’ordinamento dell’Unione dell’irriducibilità dell’acqua al mercato, dell’impossibilità di impiegare i normali canoni commerciali nella gestione di questo bene fondamentale. Consapevolezza che risulta chiara da numerosi atti comunitari, qui basti citare la Direttiva 2000/60/Ce in cui si afferma: “l’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto e difeso”.

Ed, infatti, dalla disciplina comunitaria non proviene alcun obbligo per gli Stati di inquadrare il servizio idrico tra i servizi pubblici di rilevanza economica. L’unione europea lascia agli Stati la libertà di definire quali servizi rientrino nell'interesse economico generale e possano, quindi, essere sottratti alle regole della concorrenza e del mercato.

Sia chiaro, quindi, che la scelta di far rientrare il servizio idrico integrato tra i servizi di rilevanza economica e, pertanto, sottoposto alle logiche di concorrenza e mercato, è stata una scelta politica italiana. Una scelta politica non imposta da nessuno, e che va in netta controtendenza con la consapevolezza e la normativa europea e internazionale!

Dunque, la ripubblicizzazione integrale dei servizi idrici, doverosa per il rispetto dovuto dal legislatore al responso referendario del 2011, sarebbe non solo conforme, ma si adeguerebbe alla consapevolezza ormai diffusa nella cultura internazionale e in quella europea[2].

Ed usciamo anche da un altro inganno, ossia che, a causa della crisi economica, si dovrebbe far gestire ai privati il servizio idrico, non essendo il pubblico in grado di sostenerne il peso economico e la diretta gestione pubblica, rischiando di non poter soddisfare neppure il diritto fondamentale ad esso inerente. 

Non è così. 

Anzi, la verità è che è impossibile un risanamento del nostro fragile ed arretrato servizio idrico senza il contributo determinante del pubblico, un risanamento obbligato se si vuole garantire a tutti, nel massimo dell’efficienza possibile, il diritto costituzionale al bene fondamentale acqua. 

E lo Stato ha l’obbligo di assumere come obiettivo primario della propria azione la tutela di questi diritti fondamentali.

È il primato della persona sullo Stato previsto dall'art. 2 della nostra Costituzione. 

Lo Stato deve smetterla di abdicare alle proprie responsabilità, e finalità istituzionali, continuando a privatizzare comparti strategici per la vita dei cittadini e della nazione. Tanto più che dalla relazione della Corte dei Conti emerge chiaramente che, ove è arrivato a gestire il privato, non si sono avuti investimenti significativi, non si è avuta maggiore efficienza, ma solo aumento delle tariffe![3]

Né si può continuare ad ingannare i cittadini dicendo che le risorse necessarie non ci sono.

Saranno poche certo, ma non vi è chi non veda che le poche che ci sono non vengono sempre impiegate per soddisfare i diritti fondamentali dei cittadini. Tanto grave è la situazione che, recentemente, è dovuta intervenire anche Corte Costituzionale (sentenza 275 del 16 dicembre 2016) a ricordare che “È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione… soprattutto quando riguardano il nucleo incomprimibile del diritto a prestazioni riconducibili a diritti fondamentali…”.

Ci opponiamo, dunque, a questa continua mercificazione della vita e della dignità dei cittadini. 

Chiediamo che lo Stato si assuma le proprie responsabilità, e le istituzioni svolgano le loro funzioni.

Basta! I beni comuni non sono una sorta di salvadanaio da saccheggiare per contingenti esigenze di bilancio. Non li si può sminuzzare e cedere al miglior offerente (o al peggiore), etichettando cinicamente la svendita come “necessaria allo sviluppo”[4].

Ora basta, fate il vostro lavoro, assumetevi le vostre responsabilità, non abdicate a favore dei privati, che nei confronti dei cittadini queste responsabilità non hanno.






[1] Prof. Gaetano Azzariti, Ripubblicizzare il servizio idrico, 2015: “Può dirsi che la consapevolezza della natura particolare del bene acqua fa ormai parte integrante del patrimonio culturale dell’umanità intera. Non solo lo dimostra la fondamentale risoluzione ONU del 2010 –approvata anche dall’Italia –(richiamata nella relazione alla proposta di legge in esame), ma anche il Clean Water Act Usa del 1972, il Water Act indiano del 1974, la Convenzione Onu sui diritti dei bambini o Carta africana sul benessere dei bambini, la convenzione di Ginevra nel caso dei conflitti armati. Documenti internazionali di natura diversa, ma che evidenziano tuttila necessità di garantire l’accesso e la disponibilità all’acqua per soddisfare bisogni sia individuali sia collettivi incomprimibili, non limitabili o condizionabili da una gestione di natura privatistica e mercantile della risorsa naturale”.

[2] Ibidem.
[3] Corte dei Conti, Corte dei Conti, relazione del 10 febbraio 2010 su Obiettivi e risultati delle operazioni di privatizzazione di partecipazioni pubbliche.
[4] Salvatore Settis.

lunedì 20 febbraio 2017

Emergenza mercurio: oltre il 90% del mercurio ritrovato nei pesci è nella forma metilata, la più pericolosa per la salute umana.


Avviata l’indagine sulla presenza di Mercurio nel Paglia e Tevere,

ma perché svolgere le indagini a metà? 





L’allarme viene lanciato nel giugno del 2016 quando vengono resi noti i dati dell’attività di ricerca (raccolti dal 2009) del dipartimento di scienza della terra dell'università di Firenze: “60 tonnellate di mercurio nei sedimenti fluviali del fiume Paglia, 11 kg di mercurio che ogni anno arrivano al Mar Tirreno, concentrazioni elevate di mercurio nei campioni di muscoli dei pesci d’acqua dolce. Oltre il 90% del mercurio ritrovato nei pesci è nella forma metilata, la più pericolosa per la salute umana. Una grande percentuale dei campioni di muscolo di pesce supera le linee guida U.S. EPA 2009 (United States Environment Protection Agency) per il metil-mercurio ai fini della sicurezza per il consumo umano”.

venerdì 17 febbraio 2017

Perché le istituzioni premiano chi ha sottratto terreni alla comunità e vi ha costruito abusivamente sopra?









Gli usi civici non sono una specie di salvadanaio da saccheggiare per contingenti esigenze di bilancio. Non li si può sminuzzare e cedere al miglior offerente (o al peggiore), etichettando cinicamente la svendita come “sviluppo”[1]. Ed, invece, da anni, questo si continua a fare.

E questo ha fatto anche la Regione Lazio, il 10 agosto, in pieno periodo feriale, proprio con una legge, la n. 12 del 2016, dal titolo “Disposizioni per la semplificazione, la competitività e lo sviluppo della regione” che, all’art. 17, la legge permette la “legittimazione di occupazioni abusive di terreni agricoli a uso civico”.


mercoledì 15 febbraio 2017

No alla geotermia. Il sindaco Ghinassi invita i colleghi degli altri comuni ad unirsi per attaccare, sia sul piano politico che giudiziario.



"cambiamo tattica, passiamo da un atteggiamento difensivo ad un atteggiamento di attacco, anche sul fronte legale e giudiziario".










Intervento del sindaco di Acquapendente Angelo Ghinassi al Convegno di Abbadia San Salvatore del 4 febbraio 2017: "Dall'Amiata alla valle del Tevere. Ancora geotermia industriale o un altro sviluppo è possibile?"


"Nel Lazio stanno proliferando molti progetti pilota per impianti geotermici (piana dell’Alfina, Latera, Piana del Diavolo, al confine tra Ischia di Castro, Cellere e Farnese)… 

Noi dobbiamo dire no a questi interventi di sfruttamento, dobbiamo dire no per salvaguardare un territorio che ha mantenuto intatta la sua specificità e la sua vocazione.  

Gli interventi che mi hanno preceduto, e che hanno mostrato tutti i danni ambientali e, soprattutto alla salute, mi ha fatto montare una rabbia dentro che, ve lo assicuro, faccio fatica a trattenermi.  

Ed allora dico…  visto che la consapevolezza verso questi danni è ad un buon livello, possiamo dire che siamo maturi… visto che le norme ci sono, e dovrebbero salvaguardare l’interesse ambientale, l’interesse alla salute ma, aggiungo, anche l’interesse paesaggistico… ed allora io dico bisogna fare uno scatto in avanti…credo che sia il arrivato momento di scalare, attivando tutte le iniziative, sia sul piano politico… ciascuno per quello che potrà fare, ma anche sotto il profilo legale, giudiziario. 

Cioè, cambiamo tattica, passiamo da un atteggiamento difensivo ad un atteggiamento di attacco, anche sul fronte legale e giudiziario.

Io credo che questo dobbiamo fare, e lo dobbiamo fare uniti…  

Varcare i confini amministrativi è complicatissimo, quindi noi dobbiamo cercare di saltare le tre regioni, saltare anche il livello provinciale, e fare una sorta di azione legale attraverso l’unione dei nostri comuni … 

Io lancio questo invito anche ai colleghi che sono in sala, se ci vogliamo sentire, se ci vogliamo vedere per approfondire questo tema e, soprattutto, per verificare tempi e modalità di intervento, io ci sto!"


martedì 14 febbraio 2017

Il Fiume Paglia: emergenza mercurio.


Mercurio, un problema emergente dell’Italia centrale.



Intervento del sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani, al Convegno di Abbadia San Salvatore del 4 febbraio 2017: "Dall'Amiata alla valle del Tevere. Ancora geotermia industriale o un altro sviluppo è possibile?" .


Il sindaco Germani, dopo aver ricordato che la seconda ordinanza che ha dovuto fare come sindaco è stata quella di impedire la pesca nel fiume Paglia a causa dell’inquinamento presente, ha sottolineato l’importanza del “Piano d’indagine nelle aste fluviali del F. Paglia e del F. Tevere per la verifica dello stato di contaminazione da mercurio” elaborato dalle Arpa delle tre regioni coinvolte (Toscana, Umbria e Lazio), per poter conoscere in maniera completa ed approfondita il problema: “Per tanto tempo ci hanno detto che erano le miniere dell’Amiata che inquinavano il fiume di mercurio, si sono spesi tanti soldi per bonificare le miniere, la cui bonifica è a buon punto, ora non vorremmo che aver speso tanti soldi per bonificare le miniere e poi scopriamo che l’inquinamento arriva da un’altra parte”.


Quindi, ha ribadito ancora una volta il suo no alla geotermia: “Perché vogliamo uno sviluppo diverso, i nostri territori non hanno questa vocazione. Nello sviluppo che vogliamo per i nostri territori non ci può essere spazio per l’energia geotermica che riteniamo, non sia il sistema migliore, oramai, nel 2017, come tecnologia per produrre energia. Noi stiamo ostacolando con tutte le nostre forze la realizzazione di questi impianti geotermici sul nostro territorio. Noi abbiamo scelto un altro tipo di sviluppo che guarda ai beni culturali, all’ambiente, al turismo. È complicato perché in mezzo ci sono risorse economiche importanti, ci sono economie che si sono mosse. Però credo che il numero, e la concretezza, di questa nuova classe di sindaci, di tutte le estrazioni politiche, sia un dato importante, perché si rendono conto che lo sviluppo dei nostri territori deve andare verso un’altra direzione. Finalmente riusciamo a mettere insieme le tre regioni ed un grosso lavoro lo stanno facendo anche le associazioni presenti sul territorio per un altro tipo di sviluppo”.

Il genocidio dall'Amiata: avvelenare lentamente la popolazione con il mercurio.



La quantità di mercurio emessa dalle centrali Geotermoelettriche dell’Amiata è pari al 42,5% (cioè circa la metà) delle emissioni di mercurio di tutto il comparto industriale italiano, e il 2,1% di tutto il comparto industriale europeo. Una quantità esorbitante!






In questo video l'intervento del prof. Andrea Borgia (University di Milano, Open University M. Keynes, UK, global Research Council proprio in geotermia), al convegno del 4 febbraio 2017 ad Abbadia San Salvatore "Dall'Amiata alla valle del Tevere. Ancora geotermia industriale o un altro sviluppo è possibile?" 

I dati di mercurio emesso in atmosfera sono impressionanti:

È possibile fare un calcolo approssimativo del mercurio emesso –questa quantità è sottostimata in quanto non vengono considerate le emissioni durante i fuori servizio degli impianti– in base ai dati disponibili, osserva il geologo Andrea Borgia, attento studioso della geotermia amiatina. 

Secondo i dati Enel nel 1996 le emissioni di mercurio erano pari a 2611 kg/anno.

Nella DGR Regione Toscana, la n. 344, si ricava che le centrali di Piancastagnaio emettono mercurio nella quantità di:

- 1969 kg/anno nel 2000
- 749 kg/anno nel 2003
- 914 kg/anno nel 2005
- 740 kg/anno nel 2007
- 248 kg/anno nel 2013

Il totale emesso negli anni 1969-1999 è di 37,894 tonnellate/anno, a cui si aggiungono le emissioni dal 2000 al 2016, per un totale di 52,559 tonnellate

Questa quantità di Mercurio immessa nell'ambiente è esorbitante”.



venerdì 10 febbraio 2017

MOZIONE USI CIVICI




COMUNE DI ACQUAPENDENTE

PROVINCIA DI VITERBO

Al Presidente del Consiglio



OGGETTO: Mozione ai sensi dell’art. 43, comma 3, del D. Lgs. 267/ 2000, art. 22 del vigente Regolamento del Consiglio comunale, per la valutazione della L. R. Lazio, 10 agosto 2016 n. 12, art.17 (disposizioni in materia di terreni di proprietà collettiva e riqualificazione urbanistico-ambientale. Modifiche alla legge regionale 3 gennaio 1986 n. 1 “Regime urbanistico dei terreni di uso civico e relative norme transitorie” e succ. modifiche), pubblicata nel BUR Lazio, 11 agosto 2016 n. 64, suppl. 2.


La sottoscritta Solange Manfredi, Consigliere comunale della Lista Civica Acquapendente Progetto Comune,
Premesso che

  • in data 10 agosto 2016, la Regione Lazio ha approvato la legge n. 12 dal titolo “Disposizioni per la semplificazione, la competitività e lo sviluppo della regione”;  


  • in data 26 agosto 2016, l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus ha rivolto una motivata istanza al Governo nazionale perché impugnasse davanti alla Corte costituzionale, ai sensi dell’art. 127 della Costituzionale la legge in oggetto perché contenente disposizioni lesive delle competenze esclusive statali in materia di “tutela dell’ambiente e degli ecosistemi”, in violazione dell’art. 117, comma 2°, lettera s della Costituzione;

  •      in data 15 settembre 2016, l’Associazione per la tutela delle proprietà collettive e dei diritti di uso civico (A.PRO.DUC), nella persona del suo presidente, prof. Vincenzo Cerulli Irelli, ha presentato un esposto affinché il Governo promuovesse la questione di legittimità costituzionale dell’art. 17 della legge della Regione Lazio 10 agosto 2016 n.12, pubbl. nel BUR Lazio 11 agosto 2016 n. 64, suppl. 2, a norma dell’art. 127 Costituzione italiana (come sost. dall’art. 8 L.cost.18 ottobre 2001 n.3: alleg. 2), nella parte in cui contrasta con la legge nazionale 16 giugno 1927 n.1766, artt. 9, 10 e 12, sul riordino degli usi civici nel Regno e artt. 25 e 33, r.d. 26 febbraio 1928 n.332 di approv. del regolamento di attuazione della citata legge 1766/1927, nonché con l’art. 66, 7° co. del d.P.R. n. 616 del 1977 sul trasferimento delle funzioni amm.ve alle Regioni a statuto ordinario, art. 1, l. 12 gennaio 1991 n. 13, Determinazione degli atti amministrativi da adottarsi nella forma del decreto del Presidente della Repubblica; e norme successive, per eccesso di competenza legislativa regionale.