Avviata
l’indagine sulla presenza di Mercurio nel Paglia e Tevere,
ma perché svolgere
le indagini a metà?
L’allarme viene lanciato nel
giugno del 2016 quando vengono resi noti i dati dell’attività di ricerca (raccolti
dal 2009) del dipartimento di scienza della terra dell'università di Firenze: “60
tonnellate di mercurio nei sedimenti fluviali del fiume Paglia, 11 kg di
mercurio che ogni anno arrivano al Mar Tirreno, concentrazioni elevate di mercurio nei campioni di muscoli dei pesci
d’acqua dolce. Oltre il 90% del
mercurio ritrovato nei pesci è nella forma metilata, la più pericolosa per la
salute umana. Una grande percentuale dei campioni di muscolo di pesce
supera le linee guida U.S. EPA 2009 (United States Environment Protection
Agency) per il metil-mercurio ai fini della sicurezza per il consumo umano”.
A seguito della richiesta di
attivazione della normativa sul danno ambientale, ai sensi dell’art. 309 del
D.Lgs. n. 152/06, rivolta dalla Regione Umbria al Ministero dell’Ambiente, le
Regioni Toscana, Umbria e Lazio hanno incaricato le rispettive Agenzie di
protezione ambientale (ARPA) di elaborare un piano di indagine integrato per la
verifica dello stato di contaminazione da mercurio del fiume Paglia e la
porzione del Tevere a valle della confluenza fino alla traversa di Nazzano, “nei
diversi ambiti territoriali e nei principali elementi-bersaglio; ricostruire la
dinamica del fenomeno; identificare i potenziali interventi conseguenti ai
risultati del piano”.
Alla presentazione, il 9 gennaio
2017, del piano di indagine elaborato dalle tre Arpa, la sorpresa: le indagini
si concentreranno sull’inquinamento da mercurio prodotto dalle ex miniere del
Monte Amiata, dismesse da oltre 40 anni, e in massima parte bonificate[1].
E l’inquinamento prodotto dalle
centrali geotermiche dell’Amiata tutt’ora in funzione, che rappresenta il 42,5%
delle emissioni di mercurio provenienti dall’intero comparto industriale
italiano (Studio Basosi e Bravi, 2014) nonostante gli abbattitori di questo
inquinante (AMIS)?
Perchè questa fonte di
inquinamento non è stata presa in considerazione? Perché, per le Arpa: “dai primi riscontri scientifici in
letteratura, il contributo fornito da questa fonte al comparto acqua –
sedimenti del fiume Paglia è poco significativo (quasi non apprezzabile) rispetto
al contributo fornito dalle miniere e sedimenti che ancora si mobilizzano a
valle delle miniere stesse”[2].
Ma è proprio così? Abbiamo
chiesto al prof. Andrea Borgia, geologo attento studioso della geotermia
amiatina:
“È possibile fare un calcolo approssimativo del mercurio emesso – questa
quantità è sottostimata in quanto non vengono considerate le emissioni durante
i fuori servizio degli impianti – in base ai dati disponibili. Secondo i dati
Enel nel 1996, le emissioni di mercurio erano pari a 2611 kg/anno. Nella DGR
Regione Toscana, la n. 344, si ricava che le centrali di Piancastagnaio
emettono mercurio nella quantità di 1969 kg/anno nel 2000; 749 kg/anno nel
2003; 914 kg/anno nel 2005; 740 kg/anno nel 2007; 248 kg/anno nel 2013. Il
totale emesso negli anni 1969-1999 è di 37,894 tonnellate/anno, a cui si
aggiungono le emissioni dal 2000 al 2016, per un totale di 52,559 tonnellate.
Questa quantità di Mercurio immessa nell’ambiente è esorbitante”.
“Concludendo, la quantità di mercurio emessa dalle centrali geotermiche
di Piancastagnaio è di poco inferiore alla quantità di mercurio contenuta
attualmente nel Paglia (considerate le approssimazioni fatte si dovrebbe dire
che è circa uguale)”, afferma Borgia, il quale aggiunge: “La quantità di Mercurio che arriva al Mar Tirreno è 22 volte meno di
quella che viene emessa attualmente dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio
–ma erano di 200 volte meno negli anni 2000!– e che ricade nel bacino del
Paglia. Quindi si dovrebbe concludere, che non c’è bisogno di tirare in ballo
le vecchie miniere di Mercurio dismesse ormai da quasi 40 anni ed in buona
parte bonificate, ma che con tutta probabilità la maggior parte del mercurio
accumulato nel Paglia, o che passa attraverso il Paglia per arrivare al Mar
Tirreno, proviene dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio”.
Ma, che l’inquinamento da
mercurio prodotto dalle centrali geotermiche sia assolutamente rilevante per
quanto attiene alla contaminazione delle acque fluviali lo dimostra anche la
contaminazione da mercurio del fiume Cecina, situato nell’area geotermica nord
della Toscana, che drena i torrenti dell’area geotermica e nei cui pressi non
vi è alcuna miniera di mercurio (il divieto di mangiare pesce al mercurio
pescato nel fiume Cecina risale al 2002).
Ed allora, perché fare le
indagini a metà?
La pubblica amministrazione deve
operare secondo criteri di economicità, efficacia ed efficienza. Ampliare, oggi,
il Piano di indagine all’inquinamento da mercurio prodotto dalle centrali
geotermoelettriche presenti nell’area porterebbe a compiere uno studio più
completo ed esaustivo, in grado di distinguere tra le varie fonti di
inquinamento (miniere e centrali geotermoelettriche) così da attribuire a
ciascuna di esse la paternità di distribuzione di mercurio e poter intervenire
in modo efficace e mirato.
Dunque, perché non farlo?
Proprio per questo è stata
inviata la sollecitazione affinché i comuni attraversati dal fiume Paglia inviino
una richiesta di ampliamento di piano di indagine alle tre Regioni (Toscana,
Umbria e Lazio); e diversi comuni, tra cui Acquapendente, vi hanno già aderito.
Grazie.
[1] Situazione odierna della bonifica delle ex miniere
di mercurio dell’Amiata:
1.
Miniera
ex Siele (la seconda miniera più importante del comprensorio amiatino con
centinaia di addetti sita tra le località Saragiolo e Castell’Azzara). Bonifica già completata e certificata.
2.
Miniera
Morone (piccola miniera sita nel comune di Castell’Azzara vino alla loc.
Selvena). Bonifica già completata e
certificata.
3.
Miniera
di Abbadia S.S. (la più importante con circa 1200 minatori). Nel
2008 fu stipulato un accordo, dopo lunga trattativa fra l’ENI (titolare della
miniera) e il Comune di Abbadia S.S. che prevedeva l’incarico e la
responsabilità della bonifica allo stesso comune con compenso da parte dell’ENI
di 18.000.000 di euro più proprietà (boschi e terreni, laghetti, edifici ex
officine e strutture di supporto). Da allora il responsabile della bonifica è
il comune di Abbadia S. Salvatore. Situazione ad oggi:
·
Lotto 1 (bonifica eternit) già eseguita.
·
Lotto 2 (pozzo Garibaldi e uffici) appalto dei lavori eseguito. Sono in
corso i lavori di completamento del progetto appaltato. Conclusione a mesi.
·
Lotto 3 (ex officine edifici ex spogliatoi) appaltati i lavori. Sono in corso i lavori di completamento del
progetto appaltato. Conclusione a mesi.
·
Lotto 4 (scarico dei rosticci dopo trattamento
nei forni) in località Le Lame vicino alla miniera: lotto da appaltare, lasciato per ultimo perché ritenuto non prioritario.
Il progetto consisterà in una copertura della discarica (circa 1 metro di
terreno di riporto) e naturalizzazione dei versanti. Comunque le acque che
attualmente cadono sullo strato superiore dei rosticci non rappresentano un
pericolo di inquinamento della faglia e delle acque di scolo perché trattasi di
rosticci trattati a oltre 1000° C che possono ancora contenere una minima
quantità di cinabro.
·
Lotto 5 (ex polveriere e uffici e strutture di
supporto) lavori completati;
·
Lotto 6 (ex forni) la parte più centrale ed
inquinata. È stato completato il
progetto esecutivo. A breve si terrà la conferenza dei servizi che dovrà
esprimersi su tale progetto. Si pensa di appaltare (se i tempi burocratici
verranno rispettati) i lavori entro il 2017. Il completamento degli stessi
lavori di bonifica si prevedono per fine 2018 - primi 2019. Questo progetto importante prevede infatti
un finanziamento consistente di circa 8.000.000 di euro. Soldi già disponibili
nelle casse del comune. Importante è poi il fatto che finalmente è stato
sbloccato il “patto di stabilità” sulla bonifica mineraria che aveva fino ad
oggi bloccato la possibilità di appaltare gli interventi del Lotto 6.
·
Laghetto
Muraglione (dove confluivano in gran parte le acque di scolo dei forni). I
fanghi depositatasi nel corso degli anni sono certamente un problema da
affrontare. Le acque analizzate sono comunque non inquinate da mercurio. È
previsto un intervento per creare un bypass per tali canali naturali di scolo
affinché non confluiscano più totalmente nel laghetto. Progetto di bypass che
si prevede verrà finanziato a breve dalla Regione per circa 1.700.000 euro. Le
acque che attualmente escono dal laghetto non presentano una situazione di
inquinamento preoccupante.
È presente dal 2008 il
monitoraggio delle acque in tutta l’area ex miniera di Abbadia, con più di 30
piezometri dislocati in tutta l’area del Lotto 6 (ancora da bonificare) ed
esternamente a tutta l’area di bonifica. I dati fino ad oggi rilevati
sull’inquinamento delle acque non risultano particolarmente preoccupanti.
Altro intervento completato circa 2 anni fa è stato quello per la
realizzazione di 2 canali di scolo delle acque della montagna con bypass
dell’area mineraria, evitando così che le stesse confluissero nella ex area
mineraria e in particolare nell’area ancora da bonificare (Lotto 6).
[2] http://www.comune.orvieto.tr.it/notizie/replica-di-comune-e-arpa-umbria-a-proposito-del-mo
Nessun commento:
Posta un commento