lunedì 20 febbraio 2017

Emergenza mercurio: oltre il 90% del mercurio ritrovato nei pesci è nella forma metilata, la più pericolosa per la salute umana.


Avviata l’indagine sulla presenza di Mercurio nel Paglia e Tevere,

ma perché svolgere le indagini a metà? 





L’allarme viene lanciato nel giugno del 2016 quando vengono resi noti i dati dell’attività di ricerca (raccolti dal 2009) del dipartimento di scienza della terra dell'università di Firenze: “60 tonnellate di mercurio nei sedimenti fluviali del fiume Paglia, 11 kg di mercurio che ogni anno arrivano al Mar Tirreno, concentrazioni elevate di mercurio nei campioni di muscoli dei pesci d’acqua dolce. Oltre il 90% del mercurio ritrovato nei pesci è nella forma metilata, la più pericolosa per la salute umana. Una grande percentuale dei campioni di muscolo di pesce supera le linee guida U.S. EPA 2009 (United States Environment Protection Agency) per il metil-mercurio ai fini della sicurezza per il consumo umano”.



A seguito della richiesta di attivazione della normativa sul danno ambientale, ai sensi dell’art. 309 del D.Lgs. n. 152/06, rivolta dalla Regione Umbria al Ministero dell’Ambiente, le Regioni Toscana, Umbria e Lazio hanno incaricato le rispettive Agenzie di protezione ambientale (ARPA) di elaborare un piano di indagine integrato per la verifica dello stato di contaminazione da mercurio del fiume Paglia e la porzione del Tevere a valle della confluenza fino alla traversa di Nazzano,  “nei diversi ambiti territoriali e nei principali elementi-bersaglio; ricostruire la dinamica del fenomeno; identificare i potenziali interventi conseguenti ai risultati del piano”.

Alla presentazione, il 9 gennaio 2017, del piano di indagine elaborato dalle tre Arpa, la sorpresa: le indagini si concentreranno sull’inquinamento da mercurio prodotto dalle ex miniere del Monte Amiata, dismesse da oltre 40 anni, e in massima parte bonificate[1].

E l’inquinamento prodotto dalle centrali geotermiche dell’Amiata tutt’ora in funzione, che rappresenta il 42,5% delle emissioni di mercurio provenienti dall’intero comparto industriale italiano (Studio Basosi e Bravi, 2014) nonostante gli abbattitori di questo inquinante (AMIS)?

Perchè questa fonte di inquinamento non è stata presa in considerazione? Perché, per le Arpa: “dai primi riscontri scientifici in letteratura, il contributo fornito da questa fonte al comparto acqua – sedimenti del fiume Paglia è poco significativo (quasi non apprezzabile) rispetto al contributo fornito dalle miniere e sedimenti che ancora si mobilizzano a valle delle miniere stesse[2].

Ma è proprio così? Abbiamo chiesto al prof. Andrea Borgia, geologo attento studioso della geotermia amiatina:

È possibile fare un calcolo approssimativo del mercurio emesso – questa quantità è sottostimata in quanto non vengono considerate le emissioni durante i fuori servizio degli impianti – in base ai dati disponibili. Secondo i dati Enel nel 1996, le emissioni di mercurio erano pari a 2611 kg/anno. Nella DGR Regione Toscana, la n. 344, si ricava che le centrali di Piancastagnaio emettono mercurio nella quantità di 1969 kg/anno nel 2000; 749 kg/anno nel 2003; 914 kg/anno nel 2005; 740 kg/anno nel 2007; 248 kg/anno nel 2013. Il totale emesso negli anni 1969-1999 è di 37,894 tonnellate/anno, a cui si aggiungono le emissioni dal 2000 al 2016, per un totale di 52,559 tonnellate. Questa quantità di Mercurio immessa nell’ambiente è esorbitante”.

Concludendo, la quantità di mercurio emessa dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio è di poco inferiore alla quantità di mercurio contenuta attualmente nel Paglia (considerate le approssimazioni fatte si dovrebbe dire che è circa uguale)”, afferma Borgia, il quale aggiunge: “La quantità di Mercurio che arriva al Mar Tirreno è 22 volte meno di quella che viene emessa attualmente dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio –ma erano di 200 volte meno negli anni 2000!– e che ricade nel bacino del Paglia. Quindi si dovrebbe concludere, che non c’è bisogno di tirare in ballo le vecchie miniere di Mercurio dismesse ormai da quasi 40 anni ed in buona parte bonificate, ma che con tutta probabilità la maggior parte del mercurio accumulato nel Paglia, o che passa attraverso il Paglia per arrivare al Mar Tirreno, proviene dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio.

Ma, che l’inquinamento da mercurio prodotto dalle centrali geotermiche sia assolutamente rilevante per quanto attiene alla contaminazione delle acque fluviali lo dimostra anche la contaminazione da mercurio del fiume Cecina, situato nell’area geotermica nord della Toscana, che drena i torrenti dell’area geotermica e nei cui pressi non vi è alcuna miniera di mercurio (il divieto di mangiare pesce al mercurio pescato nel fiume Cecina risale al 2002).

Ed allora, perché fare le indagini a metà?

La pubblica amministrazione deve operare secondo criteri di economicità, efficacia ed efficienza. Ampliare, oggi, il Piano di indagine all’inquinamento da mercurio prodotto dalle centrali geotermoelettriche presenti nell’area porterebbe a compiere uno studio più completo ed esaustivo, in grado di distinguere tra le varie fonti di inquinamento (miniere e centrali geotermoelettriche) così da attribuire a ciascuna di esse la paternità di distribuzione di mercurio e poter intervenire in modo efficace e mirato.

Dunque, perché non farlo?

Proprio per questo è stata inviata la sollecitazione affinché i comuni attraversati dal fiume Paglia inviino una richiesta di ampliamento di piano di indagine alle tre Regioni (Toscana, Umbria e Lazio); e diversi comuni, tra cui Acquapendente, vi hanno già aderito.  Grazie.






[1] Situazione odierna della bonifica delle ex miniere di mercurio dell’Amiata:

1.       Miniera ex Siele (la seconda miniera più importante del comprensorio amiatino con centinaia di addetti sita tra le località Saragiolo e Castell’Azzara). Bonifica già completata e certificata.

2.       Miniera Morone (piccola miniera sita nel comune di Castell’Azzara vino alla loc. Selvena). Bonifica già completata e certificata.

3.       Miniera di Abbadia S.S. (la più importante con circa 1200 minatori).   Nel 2008 fu stipulato un accordo, dopo lunga trattativa fra l’ENI (titolare della miniera) e il Comune di Abbadia S.S. che prevedeva l’incarico e la responsabilità della bonifica allo stesso comune con compenso da parte dell’ENI di 18.000.000 di euro più proprietà (boschi e terreni, laghetti, edifici ex officine e strutture di supporto). Da allora il responsabile della bonifica è il comune di Abbadia S. Salvatore. Situazione ad oggi:
·         Lotto 1 (bonifica eternit) già eseguita.
·         Lotto 2 (pozzo Garibaldi e uffici) appalto dei lavori eseguito. Sono in corso i lavori di completamento del progetto appaltato. Conclusione a mesi.
·         Lotto 3 (ex officine edifici ex spogliatoi) appaltati i lavori.  Sono in corso i lavori di completamento del progetto appaltato. Conclusione a mesi.
·         Lotto 4 (scarico dei rosticci dopo trattamento nei forni) in località Le Lame vicino alla miniera: lotto da appaltare, lasciato per ultimo perché ritenuto non prioritario. Il progetto consisterà in una copertura della discarica (circa 1 metro di terreno di riporto) e naturalizzazione dei versanti. Comunque le acque che attualmente cadono sullo strato superiore dei rosticci non rappresentano un pericolo di inquinamento della faglia e delle acque di scolo perché trattasi di rosticci trattati a oltre 1000° C che possono ancora contenere una minima quantità di cinabro.
·         Lotto 5 (ex polveriere e uffici e strutture di supporto) lavori completati;
·         Lotto 6 (ex forni) la parte più centrale ed inquinata. È stato completato il progetto esecutivo. A breve si terrà la conferenza dei servizi che dovrà esprimersi su tale progetto. Si pensa di appaltare (se i tempi burocratici verranno rispettati) i lavori entro il 2017. Il completamento degli stessi lavori di bonifica si prevedono per fine 2018 - primi 2019. Questo progetto importante prevede infatti un finanziamento consistente di circa 8.000.000 di euro. Soldi già disponibili nelle casse del comune. Importante è poi il fatto che finalmente è stato sbloccato il “patto di stabilità” sulla bonifica mineraria che aveva fino ad oggi bloccato la possibilità di appaltare gli interventi del Lotto 6.
·         Laghetto Muraglione (dove confluivano in gran parte le acque di scolo dei forni). I fanghi depositatasi nel corso degli anni sono certamente un problema da affrontare. Le acque analizzate sono comunque non inquinate da mercurio. È previsto un intervento per creare un bypass per tali canali naturali di scolo affinché non confluiscano più totalmente nel laghetto. Progetto di bypass che si prevede verrà finanziato a breve dalla Regione per circa 1.700.000 euro. Le acque che attualmente escono dal laghetto non presentano una situazione di inquinamento preoccupante.

È presente dal 2008 il monitoraggio delle acque in tutta l’area ex miniera di Abbadia, con più di 30 piezometri dislocati in tutta l’area del Lotto 6 (ancora da bonificare) ed esternamente a tutta l’area di bonifica. I dati fino ad oggi rilevati sull’inquinamento delle acque non risultano particolarmente preoccupanti.
Altro intervento completato circa 2 anni fa è stato quello per la realizzazione di 2 canali di scolo delle acque della montagna con bypass dell’area mineraria, evitando così che le stesse confluissero nella ex area mineraria e in particolare nell’area ancora da bonificare (Lotto 6).
[2] http://www.comune.orvieto.tr.it/notizie/replica-di-comune-e-arpa-umbria-a-proposito-del-mo

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