A
Ravenna il 31 Marzo un convegno sullo sfruttamento della risorsa geotermica,
intitolato: ”Risorsa Geotermica: la situazione attuale e gli sviluppi futuri”.
Organizzatore il Ministero per lo Sviluppo Economico.
Un
convegno che interviene a fare il punto sul tema e a tentare un rilancio della
geotermia, ostacolata dalle procedure “regionali” e dall'avversione crescente
delle popolazioni per una tecnologia che si è rivelata tutt'altro che pulita,
sicura e rinnovabile. Come ormai dimostrano numerosi studi.
Il
governo pensava di rimuovere gli ostacoli con il referendum costituzionale, che
toglieva alle regioni le competenze sull'energia, ma la “batosta” data dagli
elettori con il “no” sta ora costringendo il Ministero a varie manovre per
aggirare il problema. Tra le quali la proposta di un decreto che “semplificherebbe”
le procedure di VIA riducendo brutalmente l’intervento del pubblico e delle
associazioni di cittadini nelle procedure autorizzative. In aperto contrasto
con la Convenzione europea di Aarhus.
E
questo convegno di Ravenna tende chiaramente a rilanciare il termine
“geotermia”, sempre più inviso alle popolazioni coinvolte, che vedono in questi
impianti una fonte di problemi e di rischi del tutto inaccettabile: rischi
sismici, per la salute, per le falde acquifere, ed un grave impatto ambientale
e paesaggistico. In cambio di posti di lavoro quasi inesistenti e di incentivi
che finiscono nelle tasche di grandi società o di veri e propri speculatori.
Quando la produzione di energia elettrica nazionale è in chiaro surplus e si
tengono chiuse centrali elettriche, perché non necessarie.
Ormai
le popolazioni sono informate e sensibilizzate e ovunque sorgono comitati
contrari ai nuovi progetti sostenuti dagli elevatissimi incentivi
ministeriali. Che puntano soprattutto su
cosiddette “nuove” tecnologie “a ciclo chiuso” propagandate come non inquinanti
e non impattanti. Mentre la messe di dati e studi forniti dalle associazioni di
cittadini dimostra che si tratta di tecnologie per nulla nuove, per nulla
avanzate e comunque fortemente a rischio dal punto di vista sismico,
dell’inquinamento delle falde acquifere e dell’impatto ambientale.
Quasi
tutte le nuove centrali dovrebbero poi sorgere in luoghi delicati, fortemente
sensibili ai rischi sismici, in regioni, come quelle dell’Italia centrale
soprattutto, dove il rischio di terremoti devastanti è elevatissimo, come
dimostrato dalle recenti, drammatiche vicende.
Tutto
questo non lascia affatto tranquilli i cittadini. Un caso su tutti quello di
Castel Giorgio, in Umbria, dove una scossa di rilevante importanza si è
verificata naturalmente nel maggio scorso, lesionando case e costringendo la
popolazione a dormire all'addiaccio per lungo tempo. La scossa è avvenuta proprio all'interno del campo di sfruttamento geotermico che la Società ITW & LKW
intende sfruttare con una tecnologia che di per sé innesca comunque
artificialmente scosse simiche.
Il
Governo, su pressione della associazioni di cittadini e del Parlamento, sta
avviando una regolamentazione ed una “zonazione” del territorio nazionale allo
scopo di definire e limitare le aree idonee allo sfruttamento, ma il Ministero
dello Sviluppo Economico ha già annunciato che per completare il lavoro ci
vorranno almeno altri due anni.
Cosa
succederà nel frattempo? Sarebbe logico
che tutte le procedure autorizzative di nuovi impianti si fermassero, come
richiesto dal Parlamento, ma questo convegno di “rilancio” sembra forse andare
nella direzione contraria. Quella di arrivare ad approvare più progetti
possibile prima della regolamentazione in base alla zonazione dei rischi.
Certo
questo evento di Ravenna non manda dei buoni segnali: le associazioni dei
cittadini, molto competenti ed attive a livello nazionale, non sono state
invitate. Mentre tra i relatori risultano in prima linea le società coinvolte,
compresa la ITW&LKW del progetto di Castel Giorgio. Con il suo progettista
Prof. Franco Barberi, ex capo della Protezione Civile, coinvolto con la
consorte Luisa Carapezza in una spinosa e mai chiarita vicenda di conflitto di
interessi. La cui attività - secondo la dr.ssa Fedora Quattrocchi ed il prof.
Benedetto De Vivo - sarebbe stata di scarso livello scientifico, omettendo
rilevanti episodi di rischi geologici evidenziati da pubblicazioni ENEL degli
anni ’70, in mancanza peraltro di pareri legali e scientifici collegiali di INGV
(vedi l’articolo di Ilaria Proietti sul Fatto del 1° febbraio 2016). Ed anche
la Magma Energy dell’AD Batini che vuole realizzare il progetto “Mensano”
fortemente inviso alle popolazioni dell’Alta Val di Cecina e della Val d’Elsa.
Nessun commento:
Posta un commento